Quando si vuole avviare un processo che deve portare ad una più consapevole ed efficae
gestione del proprio Capitale Intellettuale il primo passaggio è costituito
dall'individuazione dei propri asset intangibili, ossia stabilire “cosa misurare”.
Bisogna perciò capire quali siano i meccanismi attraverso i quali l’azienda crea valore.
Questi “meccanismi” dipendono da molti aspetti: il settore di appartenenza, il mercato in cui si opera,
il modello di business scelto, la cultura organizzativa e le ambizioni strategiche dell’azienda.
Le modalità attraverso le quali si crea valore, infatti, sono una caratteristica specifica di ciascuna
azienda.
Ecco che per un’organizzazione che opera in un settore spiccatamente tecnologico e in un mercato
in forte espansione, potrebbe essere opportuno misurare il grado di innovazione e la crescita dei
clienti. Se l’azienda opera in un mercato stabile dove il design e la creatività costituiscono
fattori critici di successo e non ha mire espansionistiche, potrebbe essere adeguato valutare il grado
di fidelizzazione dei clienti, l’immagine esterna e la reputazione.
Una volta individuati i meccanismi che producono valore si passa all’identificazione delle grandezze
che ne esplicitano l’efficienza e l’efficacia, per giungere alla scelta degli indicatori
rappresentativi del patrimonio Intangibile.
Un aspetto importante, a questo punto, diviene la numerosità degli indicatori da monitorare;
alcune aziende, che si sono cimentare in questo tipo di misurazione, non sono riuscite a scendere
in prima battuta sotto il centinaio di indicatori, salvo poi cercare di ridurne il numero a una cinquantina.
Un numero molto elevato di indicatori costituisce, infatti, una sorgente informativa di difficile
interpretazione per chi deve comprendere e gestire la dimensione “Intangibile”, per sua natura
già sufficientemente articolata e complessa.
Una volta capito cosa sia necessario misurare, la sfida si focalizza sul “come misurare”.